Mi chiamo Daniele Campanari, sono un doppiatore e speaker pubblicitario professionista. Puoi ascoltare la mia voce in tutta Italia e nel mondo.
Ogni giorno mi metto al servizio per grandi e piccole imprese. La mia voce viene scelta per campagne pubblicitarie nazionali in TV, su canali Mediaset e satellitari; e radiofoniche in onda su Rtl 102.5, Radio 105, Radio 24, Radio Rai, Radio Italia.
Ho lavorato per TIM, Mulino Bianco, IKEA, Trivago, ENI, Poste Italiane, Michelin, Edison, UCI Cinemas, Del Monte e molti altri. Il mio portfolio clienti è sempre in aggiornamento.
Daniele Campanari
CORSO DI DIZIONE? OK MA... QUELLO GIUSTO
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai di fronte a un volantino oscuro, ché la diritta via era smarrita. Una citazione di Topolino? Non proprio.
È un noto verso della Divina Commedia di Dante Alighieri che ho preso in prestito per parlare di un fenomeno che - purtroppo - si sta espandendo a macchia d’olio. Sto parlando dei corsi di dizione.
CORSI DI DIZIONE OVUNQUE!
Già. Sembra che i corsi di dizione siano proprio ovunque. E il problema è che vengono erogati da chiunque. Ti sarà capitato di vedere uno di quei volantini appiccicati sui pali della luce che ti invita a partecipare a un non meglio identificato Corso di Dizione. E non sai neppure chi è l’insegnante. Sicuramente ti è capitato anche di scorrere la home di Facebook o Instagram e imbatterti in sponsorizzate come “Vuoi imparare a parlare bene? Iscriviti al corso di dizione di Pinco Pallino!”. Peccato che Pinco Pallino fino a ieri faceva il meccanico. C’è un problema, Houston. E il problema sei anche tu.
Ecco perché ho deciso di parlare dei corsi di dizione, della loro curiosa esplosione e di come difendersi dal lato oscuro della materia al fine di uscire dalla selva in cui, ahinoi, ci siamo imbattuti.
DIZIONE? OK SE A INSEGNARE È UN PROFESSIONISTA
La dizione è una materia che studia il linguaggio. Oppure: è la maniera di pronunciare le parole. E ancora: è il modo in cui vengono articolati i suoni. Queste definizioni sono tutte giuste. Ma semplificando il discorso diciamo che la dizione è una lingua. La dizione è la lingua italiana ma detta in maniera corretta. Senza inflessioni dialettali. E senza quei problemi di comprensione derivati da un’articolazione discutibile. Insomma potremmo dire che la dizione è talmente tanta roba da non poter essere una materia affidata agli insegnamenti di chiunque. Ed è qui che casca l’asino: basta fare un rapido giro del web o dei social per averne la conferma. Puoi trovare pubblicità sponsorizzate, pagine sponsorizzate e altre porcherie sponsorizzate che farebbero bella figura solo in una teca oscura. Quindi il problema sorge quando a erogare un corso di dizione non è un professionista. Il nostro ha sentito dire in giro che con i corsi di dizione si guadagna e anche bene. E può essere vero. Quindi ha deciso, di punto in bianco, di insegnare a parlare bene. Ma siamo sicuri che debba essere lui il tuo insegnante?
CHI (NON) SCEGLIERE
Beh, capire chi non scegliere è più facile di quanto si creda. Se vuoi imparare a parlare bene non devi scegliere una persona che commette errori di dizione (sì, tra i video sponsorizzati trovi gente che propina corsi di dizione parlando in… milanese!!!). Ma non devi scegliere neppure chi parla come un ròbot. La dizione non è una scienza esatta ma solo un modo di parlare correttamente. E siamo noi a decidere quando parlare in dizionese. Decidiamo di farlo switchando da un linguaggio all’altro, dal linguaggio quotidiano a quello - per così dire - professionale. Ecco perché devi scegliere un professionista che ha realmente a che fare con il linguaggio corretto. Quindi devi scegliere una persona che parla bene per mestiere. Che sia attore, speaker, speaker pubblicitario o doppiatore: l’importante è il concetto ripetuto ogni giorno. Insomma devi scegliere un insegnante che lavora con la voce. Cerca i suoi lavori, indaga sulla sua professione. Quindi guarda il suo curriculum e parlaci se puoi. Se è quello giusto capirai che quella che insegna è davvero la sua vita. Così uscirai dalla selva oscura di… Topolino!
IL CORSO DI DIZIONE
A questo punto hai capito dove buttare quel volantino appiccicato al palo della luce.
Se vuoi avere informazioni sui miei corsi di dizione scrivimi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
I corsi si svolgono anche online.
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LO STUDIO DI REGISTRAZIONE: UN FENOMENO PRIMA DEL CORONAVIRUS
Ultimamente si parla molto di tecnologia e strumenti applicati allo smart working. Ma molti non sanno che lo smart working è iniziato tempo prima che esplodesse la pandemia da coronavirus. Pionieri del lavoro a distanza possono essere considerati gli speaker e doppiatori pubblicitari.
PROVARE PER CREDERE
Non ci credete? Parlate con chi fa questo mestiere da 10, 20 o 30 anni. Poi tornate qui. Anche il nostro lavoro - in determinate e specifiche circostanze - può essere definito smart working. Ma non è uno smart working qualunque: se fatto bene è uno smart working a livello pro. Che cosa significa? Significa che uno studio di registrazione personale, se progettato a regola d’arte, può raggiungere livelli tecnici pari o addirittura superiori a quelli raggiunti dagli studi esterni. D’altronde al giorno d’oggi le possibilità sono infinite, la concorrenza è agguerrita e per produrre in maniera professionale e duratura nel tempo è necessario avere e dare il massimo. Ecco perché ho deciso di “smontare” virtualmente il mio studio di registrazione presentando ogni strumento che uso per lavorare. In questo modo rispondo alle curiosità dei giovani che vorrebbero iniziare a guadagnare con questo mestiere eppure non sanno da dove iniziare, ma anche ai clienti curiosi che non immaginano quanta resa - e quanta spesa - ci sia dietro questa professione.
PRIMA DI TUTTO IL TRATTAMENTO ACUSTICO
Sì, lo so: tuo cugino ha detto che per registrare basta un microfono e un computer. Ma tuo cugino non conosce la differenza tra un professionista e un amatore. Purtroppo mi capita di ascoltare sempre più frequentemente materiale audio rovinato da un riverbero fortissimo. Voglio dire che si sente se registri nella tua cameretta!
Il trattamento acustico è fondamentale per eliminare il tipico effetto-eco prodotto in una stanza.
Ci sono diversi modi per aggirare il problema, il più semplice potrebbe essere attaccare qualcosa alle pareti. Puoi applicare alla tua stanza o al tuo angolo/studio dei pannelli fonoassorbenti di ogni forma e colore. La loro funzione è “assorbire” il suono che proviene dalla tua voce. Sistemate le pareti devi ricordati di passare agli angoli della stanza dove applicherai delle bass trap; pannelli ancora più spessi che “catturano” le basse frequenze.
Queste sono le bass trap presenti nel mio studio:
Gik Acoustics
Addictive Sound
Cilindrico
Ricorda che anche il pavimento e il soffitto vanno trattati acusticamente. Nel mio studio ho applicato questa moquette, semplice ma efficace anche contro il rumore prodotto dal calpestìo:
Se non ti basta puoi aggiungere una tenda insonorizzante. La tenda ha la stessa funzione dei pannelli fonoassorbenti, in più elimina possibili riflessi provenienti da una finestra. Ammesso che tu ne abbia una nei paraggi. In alternativa, se non hai una stanza chiusa da una porta, puoi avvalerti delle funzioni della tenda per creare una sorta di camerino nel quale blindare il tuo studio.
PRIMO PASSO VERSO LA TECNOLOGIA: IL COMPUTER
Dopo il trattamento acustico entriamo nei dettagli tecnici della faccenda. Per lavorare abbiamo bisogno di un computer. Il computer non deve essere per forza una macchina perfetta, però deve essere veloce durante le operazioni. Quindi Apple o Windows non fa differenza, la scelta è personale e determinata dall’esigenza. Nel mio studio c’è un Acer All In One che ho reso più performante intervenendo su alcuni componenti tecnici. Attenzione anche alla connessione Internet. Può capitare che, a un certo livello, tu debba registrare da remoto con agenzia e cliente connessi in tempo reale. Ebbene, qui bisogna evitare la figuraccia per colpa di una connessione scadente. Se puoi, connettiti con il cavo di rete piuttosto che in wi-fi.
Il resto è garantito dai software di registrazione e mixaggio.
Questi sono quelli che utilizzo ogni giorno per registrare ed editare la voce.
WaveLab
Adobe Audition
Reaper
MICROFONO E SCHEDA AUDIO: BASTA POCO SE È UAD!
Certo. Fremevi dalla voglia di scoprire quale microfono e scheda audio uso nel mio studio di registrazione. D’altronde questi due strumenti possono essere considerati primari per uno speaker. Ma quando si parla di microfoni e schede audio si apre un mondo di opinioni. Eppure ci sono due oggetti che mettono d’accordo tutti: il primo è il re dei microfoni: il Neumann U87 Ai. Il più usato negli studi di doppiaggio e speakeraggio professionali, l’U87 è un microfono leggendario che non ha bisogno di presentazioni.
Al Neumann ho affiancato un altro microfono molto chiacchierato negli ultimi tempi, l’Aston Spirit.
Quindi la scheda audio. Diffidate da chi dice che ogni scheda va bene per ottenere un risultato professionale. Chi lo dice non ha mai provato l’Apollo Twin Universal Audio. Parliamo di una macchina super tecnologica che trasforma il suono in qualcosa di ineccepibile. Oltre alla qualità del suono, la particolarità dell’Apollo è la presenza e la possibilità d’uso in tempo reale dei plug-in con eventuali settaggi e spostamenti rapidi. Per la mia catena audio ho acquistato un Manley Vox Box. Il suo valore fisico supera i 4mila euro.
Apollo Twin USB Duo
Manley Vox Box
DOVE PASSA IL SUONO: LE CUFFIE
Il suono percepito dalle orecchie è qualcosa di estremamente personale. C’è chi preferisce un volume alto e chi basso, per esempio. La certezza è che per registrare la voce la nostra cuffia dovrà essere chiusa. Questo per evitare possibili “infiltrazioni” provenienti dal microfono. Per il mixaggio, invece, va bene anche una cuffia aperta. Nel mio studio sono presenti queste cuffie:
Beyerdynamic dt 770 PRO 80 ohm
Sennhesier HD 25 70 ohm
AKG K701
LE CASSE MONITOR
Se è vero che un buon risultato lo riconosciamo dall’ascolto finale, le casse monitor allora sono davvero molto importanti. Come per le cuffie, però, il discorso monitor è soggettivo. Ne trovi tante e ad ogni prezzo. Io ho le Yamaha HS5.
CONFORT A PORTATA DI VISTA: IL DESK
Lavorare in un ambiente confortevole è importante. In questo senso bisogna mettersi nelle condizioni di operare al meglio. Per il mio studio ho scelto un desk professionale e adatto alle dimensioni dello spazio. Grazie a questa scrivania ho tutto quello che mi serve a portata di mano.
IN CONCLUSIONE
Mi sembra evidente che per svolgere questo mestiere in maniera professionale è importante dotarsi di una strumentazione significativa. E per farlo bisogna investire un po' di soldi. Certo non è tutto, parliamo pur sempre di un lavoro artistico che necessita di una preparazione attenta e costante, oltre che di una buona dose di esperienza maturata nel tempo. Lascio al lettore ogni possibile conclusione. Non prima di aver linkato altri strumenti presenti nel mio studio.
Altri piccoli oggetti fondamentali
Monitor Curvo
Behringer HA400
Netgear Switch
Van Damme cavo bilanciato
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Mi chiamo Daniele Campanari, sono un doppiatore e speaker pubblicitario professionista. Puoi ascoltare la mia voce in tutta Italia e nel mondo.
Ogni giorno mi metto al servizio per grandi e piccole imprese. La mia voce viene scelta per campagne pubblicitarie nazionali in TV, su canali Mediaset e satellitari; e radiofoniche in onda su Rtl 102.5, Radio 105, Radio 24, Radio Rai, Radio Italia.
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CASTING PER SPEAKER E DOPPIATORI, ATTENZIONE ALLE RISPOSTE
Prendi un gruppo Facebook per attori, doppiatori e speaker. Pubblica un casting all’interno e voilà! Il gioco è fatto penserete. Perché sicuramente troverò quello che sto cercando.
E invece no. Niente di più sbagliato.
DECINE DI COMMENTI INCONCLUDENTI
Cosa succede quando viene pubblicato un casting all’interno di un gruppo Facebook per attori, doppiatori e speaker? Mettendoci dalla parte del cliente, succede esattamente il contrario di quello che abbiamo pensato. Arriveranno decine di commenti - talvolta centinaia - e la percentuale delle risposte soddisfacenti sarà molto bassa.
Perché dico questo? Perché ne ho le prove.
Fatelo anche voi se non ci credete: pubblicate un casting. Oppure guardate l’ultimo che è stato pubblicato e analizzate le risposte. La maggior parte di queste arriveranno da improvvisati che non sanno nulla di speakeraggio, doppiaggio e del Voice Over in generale. E tu, creatore del casting, hai perso gran parte del tuo tempo.
I PROFESSIONISTI INVECE...
Va sottolineato, prima di tutto, che i casting per la ricerca di professionisti non si fanno nei gruppi che raccolgono categorie distanti tra loro. Conosco colleghi che neppure partecipano a questa strana selezione soltanto per il principio - confermato - che si tratti di una perdita di tempo. Per meglio dire, una perdita di professionalità. Esistono portali, invece, dove veri professionisti speaker e doppiatori si mettono a disposizione dei clienti dopo aver creato profili veramente professionali. E i professionisti in questione fanno solo il mestiere di speaker e doppiatore. Non sono addetti al banco supermercato e/o doppiatori; non sono idraulici e/o doppiatori. Tantomeno sono dei sognatori. I nostri professionisti fatturano una certa quantità di denaro con quel mestiere, mangiano e danno da mangiare a una famiglia eventualmente. Nel marasma del “voglio fare l'audiolibro perché è il mio sogno” troverai, al contrario, un mucchio di robaccia.
Vuoi dire che non sempre è così? Certo che non lo è! Io stesso ho trovato clienti su Facebook; e addirittura qualcuno mi ha trovato su Instagram. Quindi ciò che voglio dire è che non bisogna allontanarsi a priori. Ma farlo con consapevolezza.
COSA FARE ALLORA?
Il consiglio è sempre lo stesso: se vuoi ottenere un lavoro professionale per il tuo progetto devi rivolgerti a veri professionisti. Dunque a chi svolge questo mestiere ogni giorno e ha esperienza da vendere.
Vuoi sapere come fare? Collegati ai portali. Questo, per esempio, è il mio profilo su Fiver: una vetrina per noi speaker e doppiatori e un'opportunità per il cliente per dare voce al suo progetto. Attenzione però! Perché anche qui puoi trovare speaker improvvisati a un costo - ovviamente - sottostimato (!!!); ma allo stesso tempo puoi trovare professionisti apprezzabili che vendono il proprio prodotto al prezzo giusto. Nel mio caso - ovviamente il secondo citato - puoi vedere le recensioni lasciate da alcuni clienti che hanno scelto la mia voce.
Oppure vai su Bodalgo, questa è la mia scheda. In alternativa c’è Google, il motore di ricerca più famoso del mondo. Mi trovi anche qui, tra i migliori risultati della ricerca "voce narrante per video".
Ma non andare nei gruppi Facebook, ti prego! A meno che la tua ricerca non sia rivolta a veri professionisti. Troverai anche loro nei gruppi in questione. Ma il rischio è di perdersi nel marasma del niente.
Essere professionisti della voce non è facile. Ci vogliono anni di studio ed esercizio quotidiano. Quindi uno studio di registrazione sempre disponibile e un’ottima struttura tecnologica. Le strade sono molte. Sta a te scegliere la migliore.
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Mi chiamo Daniele Campanari, sono un doppiatore e speaker pubblicitario professionista. Puoi ascoltare la mia voce in tutta Italia e nel mondo.
Ogni giorno mi metto al servizio per grandi e piccole imprese. La mia voce viene scelta per campagne pubblicitarie nazionali in TV, su canali Mediaset e satellitari; e radiofoniche in onda su Rtl 102.5, Radio 105, Radio 24, Radio Rai, Radio Italia.
Ho lavorato per TIM, Mulino Bianco, IKEA, Trivago, ENI, Michelin, Edison, UCI Cinemas, Del Monte e molti altri. Il mio portfolio clienti è sempre in aggiornamento.
INDOSSA LA CAMICIA STIRATA. IN ALTRE PAROLE, CURA L'AMBIENTE DI REGISTRAZIONE!
Alcuni giorni fa ho visto il video di un talentuoso aspirante speaker e doppiatore che con la telecamerina dello smartphone ha registrato una sua performance mentre si cimentava nella lettura di una poesia o di uno spot pubblicitario. Il video è stato pubblicato su Facebook, Instagram o è arrivato direttamente nella mia posta. Non è questo l’importante. L’importante è che questo aspirante speaker e doppiatore è bravo, ha una bella voce*, e riesce addirittura ad applicare delle regole fondamentali del mestiere. Ma ha un problema. Dice: qual è il problema?
Il problema di questo talentuoso aspirante speaker e doppiatore è il suono riprodotto dalla sua performance. È un suono “ambientale”, ai limiti del cavernicolo. Siamo in cameretta, infatti. E questo è luogo in cui il nostro passerà la notte sognante sperando di diventare un professionista del settore.
Dicevo, dunque, che il problema è l'ambiente.
Tutti sanno che avere un buon suono equivale a indossare una camicia stirata, la stessa che metterai al colloquio di lavoro. Un buon suono è quindi il proprio biglietto da visita. E non parlo del suono della voce, quello viene dopo. Parlo dell'ambiente che circonda la nostra performance. Non a caso la prima cosa che viene decretata professionale o poco professionale è proprio il suono. E avrei esempi concreti di speaker scartati a priori - seppur tecnicamente bravi - proprio perché si sono presentati all’appuntamento con la camicia sgualcita. Che nel nostro caso è un suono orribile.
Quindi dirò che la prima regola per entrare a far parte - e sopravvivere a lungo - nel mondo del voice over è avere un buon suono. Siamo nel campo dello smart working, chiaramente. Smart working che, per inciso, abbiamo inventato noi molto tempo prima che arrivasse la pandemia da coronavirus. Dice: come ottengo un buon suono?
Semplice. Basta occuparsi dell'insonorizzazione del posto in cui abbiamo deciso di dare voce al nostro talento. Dunque dovrai occuparti dei riflessi vocali che normalmente rimbalzano da parete a parete e da pavimento a soffitto. Potrai attaccare pannelli insonorizzati alle pareti se registri in una stanza adatta alla ricostruzione, oppure potrai usare gli stessi pannelli insieme a delle tende insonorizzanti chiudendoti come se fossi in un camerino. L'alternativa è acquistare una cabina insonorizzata. Più professionale sarà l’idea, più contributi economici dovrai prevedere.
Ma ricorda: l'ambiente in cui registri è la tua camicia stirata. Un microfono super professionale e costoso come il Neumann U87 che uso io, insieme alla scheda audio Apollo Twin, non faranno di te un professionista se trascuri i dettagli. E i dettagli fanno la differenza.
*avere una "bella voce" non significa niente
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COME SI DIVENTA SPEAKER E DOPPIATORI? ECCO LA RISPOSTA
Come si diventa speaker e doppiatori?
È la domanda che contiene al suo interno il maggior numero di risposte possibili e immaginabili. Ma la buona notizia è che - almeno - una risposta c'è.
Voglio rispondere al quesito con un articolo dopo aver ricevuto diversi messaggi da parte di ragazzi che vorrebbero fare gli speaker e i doppiatori ma non sanno da dove iniziare. Quindi sarò chiaro, diretto e sincero dividendo in tappe il percorso che conduce alla realizzazione del sogno. Prima però facciamo una distinzione.
Che differenza c’è tra uno speaker pubblicitario e un doppiatore?
Lo speaker pubblicitario si occupa - in termini generali - di dare voce ai comunicati destinati a televisione e radio. Peculiarità di questa figura è la duttilità, ossia saper interpretare un testo con intenzioni e intonazioni diverse. Doppiatore è invece colui che si sostituisce vocalmente all’attore in video utilizzando la tecnica del sync. Bada bene, ho detto che si sostituisce. Il doppiatore fa quello che è stato fatto dall’attore da doppiare, ma in un’altra lingua.
Fatta questa dovuta precisazione è bene sottolineare che, in fondo, sia lo speaker pubblicitario che il doppiatore sono veri e propri attori. E non esiste una grandissima differenza tra le due figure, tanto che lo speaker in ambito pubblicitario viene definito doppiatore pubblicitario.
Adesso veniamo al dunque.
Come si diventa speaker pubblicitari o doppiatori?
Partiamo dal presupposto che non esiste una via uguale per tutti. Esistono piuttosto diverse strade che portano al successo, un po’ come si dice quando tutte le strade portano a Roma. Dove, tra l’altro, va in scena la parte massiccia del doppiaggio cinematografico.
Quindi passiamo ai fatti. Quelle che seguono saranno le tappe da percorrere per diventare doppiatori.
Le tappe
- Iscriversi a un corso di recitazione teatrale
Diffidate da chi dice che un doppiatore non sia un attore, perché è esattamente il contrario. D’altronde è la parola stessa che rimanda a questo concetto: doppiat(t)ore. Quando ci si trova agli esordi del sogno imparare a recitare è determinante se si vuole speakerare un comunicato pubblicitario o doppiare un attore del cinema. Cerca quindi una scuola di recitazione professionale vicino alla tua città o che hai scelto per il tuo futuro. Quindi assicurati che gli insegnanti siano veri professionisti.
- Iscriviti a un corso di dizione e impara a parlare bene
Alcune scuole di teatro propongono all’interno del proprio percorso propedeutico alla recitazione anche un corso di dizione. Ma se la scuola che hai scelto non ce l’ha, non preoccuparti: trova un corso di dizione e impara a parlare bene. Una volta iniziato il percorso non smettere mai di parlare in dizionese, una nuova lingua che entrerà nel tuo background e che sarà determinante quando inizierai a lavorare seriamente.
- Il corso di doppiaggio o speakeraggio pubblicitario
Parallelamente alla frequentazione del corso di recitazione e di dizione puoi iscriverti a un corso di doppiaggio o speakeraggio pubblicitario. Se vuoi fare il doppiatore devi conoscere le tecniche di doppiaggio che vanno dal sync all’uso della cuffia, dall’interpretazione di un testo fino all’incisione di un anello. Tutte cose che imparerai frequentando un corso di doppiaggio. Quindi un suggerimento: cerca un corso che sia tenuto da un doppiatore che diriga anche il doppiaggio. In questo modo le possibilità di mettere in pratica ciò che hai imparato potrebbero raddoppiarsi.
- L’allenamento
Hai mai visto Cristiano Ronaldo saltare un allenamento? No. CR7 si allena anche a casa ed è uno dei più forti calciatori del mondo anche per questo. Dunque una volta studiato ed acquisito le conoscenze del mestiere devi mettere in pratica ciò che hai imparato. Come? Allenandoti a casa, prima di tutto. Acquista un buon microfono, una scheda audio, ed esercitati interpretando a tuo modo pubblicità famose; oppure doppia il personaggio della tua serie tv preferita. E quando ti sentirai pronto proponiti alle agenzie di speakeraggio o ai direttori di doppiaggio. In entrambi i casi il risultato finale non è garantito. Ma lo studio, l’impegno, la costanza e la determinazione premiano sempre.
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Mi chiamo Daniele Campanari, sono un doppiatore e speaker pubblicitario professionista. Puoi ascoltare la mia voce in tutta Italia e nel mondo.
Ogni giorno mi metto al servizio per grandi e piccole imprese. La mia voce viene scelta per campagne pubblicitarie nazionali in TV, su canali Mediaset e satellitari; e radiofoniche in onda su Rtl 102.5, Radio 105, Radio 24, Radio Rai, Radio Italia.
Ho lavorato per TIM, Mulino Bianco, IKEA, Trivago, Michelin, Edison, UCI Cinemas, Del Monte e molti altri.
GUARDA IL MONDO DA UN OBLO': SPEAKER COME LAVATRICI
Immaginiamo di dover comprare una nuova lavatrice. Dobbiamo comprarla perché quella che usavamo fino a ieri si è rotta. Puntavamo molto su di lei, avevamo pensato a un futuro insieme tra coppie di calzini introvabili e t-shirt biancoverdi per errore. Ma non è così: la lavatrice piange un colore azzurro detersivo dal suo unico grande oblò. Porca paletta! Adesso per comprare una lavatrice nuova dobbiamo tirare fuori i soldi.
Consumato il dramma, quanto siamo disposti a spendere per avere una nuova lavatrice?
SPEAKER E LAVATRICI
È una tragedia economica, certo, però bisogna pur guardare avanti. Magari in direzione del rivenditore di lavatrici. Ora non voglio paragonare speaker e doppiatori alle lavatrici - va be, lo sto facendo! - anche se con determinate abilità i nostri possono trasformare il tuo video da così a così. Comunque la riflessione punta all’aspetto economico: quanto siamo disposti a spendere per uno speakeraggio professionale?
Prima però torniamo alla lavatrice. Immaginiamo, ancora, di essere di fronte a due diverse lavatrici: una è silenziosa e tecnologica; l’altra è rumorosa e fuoritempo. Eppure entrambe sono bianche, sembrano uguali! Potremmo pensare allora che le due lavatrici si comportino allo stesso modo. In fondo sono lavatrici e devono fare quello per cui sono nate, cioè lavare i panni sporchi. Però, amico mio, non è così.
LAVATRICE PROFESSIONALE O NON PROFESSIONALE
La prima lavatrice, che per convenzione chiameremo Uno, ha caratteristiche attuali ma un costo importante. La seconda lavatrice, che qui chiameremo Due, ha rare qualità tecniche ma costa decisamente meno dell’altra. Ora si decide il futuro del nostro acquisto.
Compreremo una bella lavatrice o una brutta lavatrice?
Compreremo una voce professionale o una voce non professionale?
Difficile rispondere univocamente: ognuno ha un personale pensiero e anche un proprio budget. La cosa importante è comprare con consapevolezza.
Ma se comprassi la Uno avrei un risultato garantito. Perché usa materiali tecnici professionali e la sentiamo bene anche soltanto avvicinando l'orecchio all'oblò. L’acquisto sarà un investimento sicuro e a lungo termine.
Qualora comprassi la Due invece - che ha un assemblaggio approssimativo e produce un suono sgradevole oltre a creare un effetto rimbombo - dovrei fare i conti con un prodotto scadente che, nel breve periodo, sarà sostituito. Dice: l’ho pagata poco! Eh, amico mio: vale poco.
SPEAKER DA 10 EURO
Adesso smetto di parlare di lavatrici. Parliamo di speaker e doppiatori. Purtroppo in alcuni luoghi loschi di questo splendido settore esiste la tendenza a concludere la compravendita a basso costo. Parlo di costi equivalenti a due panini. Qualora non fosse chiaro il prezzo dei panini, dico che non si può vendere uno speakerato a 10 euro. Puoi acquistarlo, certo, ma non avrai un buon risultato. Perché lo speaker che si è venduto a 10 euro varrà 10 euro. Mi dispiace per lui ma non esiste ragione che mi faccia dire il contrario. Così come lo speaker venduto, che so, a 100 euro varrà esattamente la cifra che hai acquistato. Ci sono diversi motivi per cui dico questo. Ma non li tratterò adesso, dovrai pazientare l'uscita della prossima chiacchierata.
Nel frattempo ti invito a fare una prova.
Contatta due speaker: un professionista e un non professionista. Quindi confronta il percorso lavorativo, valuta il passaggio in questo mondo artistico, ascolta i lavori recenti e verifica con quali strumenti tecnici confezionano il prodotto che hai chiesto. Se vuoi ottenere un risultato professionale devi rivolgerti a un professionista. E il professionista costa quanto una lavatrice silenziosa e tecnologica. Perché sa dare molto più colore alle parole.
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SUA MAESTA' IL MICROFONO PER IL MIO STUDIO RECORDING: NEUMANN U87 AI
Se viene definito il Re dei microfoni un motivo ci sarà. D’altronde ogni studio professionale ne possiede almeno uno, ed è considerato uno standard a livello internazionale. Dal doppiaggio cinematografico allo speakeraggio pubblicitario: il Neumann U87 Ai è il microfono per eccellenza.
IL RE DEI MICROFONI
Ogni microfono marchiato Neumann è sinonimo di qualità. Questo è ciò che possiamo dire oggi dopo anni di utilizzo. Ma nel 1928, quando la casa tedesca veniva fondata da Georg Neumann ed Erich Rickmann, non fu subito così. Questione di esordi, chiaramente, c'è voluto tempo prima che la serie Neumann venisse considerata uno standard professionale nel mondo. Anche se da subito si capì che aveva qualcosa in più della concorrenza. Quando si è arrivati alla conclusione non c’è stato più spazio a dubbi: il Neumann U87 Ai è il Re dei microfoni.
UNO STANDARD PROFESSIONALE
Ufficialmente il Neumann U87 è nato nel 1967, ha attraversato l'evoluzione tecnologica ed è stato prodotto in tre versioni: la prima, U87 I, è uscita di scena nel 1986; la seconda è l'U87 A; mentre la terza versione, quella attualmente prodotta, è la U87 Ai. Le differenze tra le versioni vanno ricercate nei componenti elettronici, con la capsula che resta invariata. Una delle caratteristiche che rende il Neumann U87 il microfono da studio più usato al mondo è la molteplicità d’uso in ambito vocale, tant’è vero che le applicazioni possono essere svariate. È perfetto per molti tipi di voce, viene utilizzato negli studi di doppiaggio professionali e in quelli di registrazione. L’unico difetto - se si può definire tale - è il costo elevato. Il Neumann U87 Ai supera i 2mila euro.
SUA MAESTA' NEUMANN U87 AI
E adesso è nel mio studio a far coppia con l'Aston Spirit - altro grande microfono dell'era moderna - pronto per essere usato in tutti gli ambiti della registrazione vocale. Per me è un grandissimo piacere poter lavorare con questo microfono che garantisce una qualità sonora al di fuori del comune. Parliamo di un microfono riconosciuto a livello mondiale che non può mancare in uno studio di alto livello.
I DOPPIATORI RESTANO A CASA... PER DOPPIARE?
Lo chiamano Smart Working perché Lavorare da casa suona troppo italiano. Linguaggio a parte, questo è uno dei grandi temi del periodo emergenza coronavirus. I decreti governativi vengono aggiornati di giorno in giorno, le restrizioni diventano sempre più importanti e impotenti assistiamo alla chiusura di piccole e grandi attività. Tra queste figurano gli studi di registrazione e doppiaggio, giustamente considerati “poco necessari” quando la salute occupa il primo posto. Applicato il lucchetto alle sale, come se la cavano gli speaker e doppiatori?
#LORORESTANOACASA
Restano a casa, chiaramente. Però come si direbbe verso Houston, abbiamo un problema. Il problema è che a casa non si lavora. Sembrerebbe. Lo chiamano Smart Working perché ammettere che si tratta di routine per alcuni è fin troppo specifico. Per questi, infatti, lavorare da casa è un’abitudine consolidata. I nostri hanno una scrivania sulla quale poggiare un computer, un microfono e una scheda audio; uno studio recording trattato acusticamente. Fanno tutto (o quasi) da lì. La somma delle cose dà per risultato un luogo, e un luogo è un fatturato che, per i professionisti, è l’ideale seguito di una comprovata produzione vocale.
DOPPIARE DA CASA, SI O NO?
Ma nelle ultime ore assistiamo allo scontro invisibile tra il covid-19 - un potente stronzo - e il grande dubbio legato alla possibilità di continuare - o iniziare - a produrre vocali anche tra le mura domestiche. E non parlo di WhatsApp. Eppure si tratta di un dubbio che pare abbia tolto il sonno alle grandi produzioni. Quindi: se le sale sono chiuse, a chi viene affidato il lavoro?
La domanda non è scontata, anzi, ha accesso un dibattito interessante. Ed è il motivo per cui ne sto scrivendo.
Possono i doppiatori doppiare da casa?
La risposta, per me, è sì. Ma a piccole dosi.
NON È DOPPIAGGIO SUL DIVANO
Chi ha investito molti soldi per allestire uno studio di registrazione personale sa come si svolge il mestiere da speaker e doppiatore. Perché prima di realizzare uno studio è passato per le sale di registrazione o doppiaggio, e continua a passarci perché una presenza non esclude l’altra. Quindi sa di cosa parla. Per questo dico che doppiare da casa è possibile ma solo in parte.
Cosa possiamo doppiare, allora, dal nostro studio?
Pubblicità e altre produzioni che non hanno bisogno di un impiego lungo e ferocemente attoriale. Anche se in sync, il problema non è questo. Parliamo sempre di doppiaggio, ma non è il grande doppiaggio cinematografico che ci ha reso celebri.
Inoltre se prevedessimo di doppiare TUTTO da casa, per assurdo il personaggio principale di un grande film, verrebbe meno la catena umana che si sintetizza nel lavoro del doppiatore. A casa il doppiatore sarebbe abbandonato a sé stesso; nessun direttore a dirigerlo e nessun fonico a sistemare il fiato. Nessun assistente a confermare che sì, era buona quella frase!
Il doppiaggio è un affare per attori e ricco di tecnica. Non a caso si parla di tecnica del doppiaggio.
Da fuori il doppiaggio è sempre stato visto come un’arte applicata in una sala buia e insonorizzata, una sala dove viene eseguita una particolare magia. Doppiare dal proprio studio professionale è possibile, a patto che si verifichino tutte le condizioni.
Ma nessuno sarà così ingenuo da credere di trasferire - seppure momentaneamente - il mestiere del doppiatore in un altro luogo che non sia quello magico di una sala buia.
DOPPIAGGIO E SPEAKERAGGIO PUBBLICITARIO: LA CHIAREZZA È (QUASI)... TUTTO
“Bisogna convincere chi guarda a visitare il paese che si narra nel video”.
Bene. E poi?
Poi niente, il video non c’è!
E neanche il copione.
Ho recuperato questa “consegna” dopo averla congelata per un po’, ripescandola da un noto portale che raggruppa speaker pubblicitari e doppiatori al servizio del cliente. Un portale che consente a noi di aggiungere lavoro al lavoro che già si possiede, e al cliente di trovare la voce giusta. Operazione possibile, quindi, tramite il rapporto di ricerca. Il problema è che spesso il cliente - bontà sua - ignora quei processi che conducono al risultato finale. Processi fondamentali per i quali non è stato istruito, primo tra questi la formulazione della richiesta.
DOMANDA DIRETTA
Questo non è un tentativo di rimprovero al cliente, sia messo per iscritto!
Si tratta piuttosto di un riscontro statistico verificato negli anni e supportato dallo scambio solidale tra colleghi.
Dire “bisogna convincere chi guarda a visitare il paese che si narra nel video” equivale a non aver detto niente. Certo la nostra esperienza ci consente di leggere tra le righe, di immaginare un sottotesto alla richiesta e raggiungere comunque il risultato. Resta il fatto che troppe volte sembra mancare quella chiarezza che consente allo speaker di concretizzare velocemente il lavoro.
Per carità, ripeto: il cliente non è responsabile di un’istruzione che nessuno gli ha dato.
SOTTOTESTO IMMAGINARIO
Dunque un doppiatore esperto sa che sotto la richiesta si nasconde la parola “convincere”, relativamente all’esempio in oggetto. In termini di speakeraggio e doppiaggio, “convincere” significa usare un tono persuasivo e accogliente, senza eccedere su bassi e alti. Resta un’interpretazione alla richiesta, e non è detto che sia quella giusta. Il rischio è che dopo la prima incisione ci si troverà costretti a farne un’altra fin quando cliente e doppiatore trovino - finalmente - un punto d’incontro.
Il problema, dicevo, è che il cliente fa - giustamente - il cliente. E se non è istruito ignora ciò di cui avrebbe bisogno lo speaker: indicazioni chiare. In caso contrario si rischia solo di perdere… tempo!
COSA FARE?
Non c’è altro modo: la soluzione è la chiarezza. Ai miei clienti chiedo chiarezza, suggerisco di tirare fuori tutto quello che passa per la testa. Suggerisco allora di inoltrare esempi: immagini, video con voice over originale (se in lingua straniera), voci che fungano da esempio. Tutto questo può tornare utile se non si riesce a trasmettere a parole il contenuto del messaggio. Ma se il cliente è chiaro con la domanda, la risposta dello speaker sarà sicuramente corrispondente. Perciò basterebbe svuotare l’intero sacco senza timore di essere fraintesi o di esagerare. Anche se uno speaker con esperienza riuscirà persino a infilare la chiave in una porta senza serratura.